Ora resta in ballo il decreto di fine dicembre, che chiede agli operatori tv un acconto del 40% sui canoni dello scorso anno, e blocca la famigerata delibera Agcom duramente criticata nel luglio scorso dalla Commissione Europea, che, citando la famosa procedura di infrazione sul mercato televisivo italiano, sottolineò in una missiva: «i contributi da versare devono essere giustificati, trasparenti, non discriminatori; l’importo dei diritti non può ostacolare l’accesso di nuovi operatori sul mercato o ridurre la capacità innovativa degli operatori di servizi di telecomunicazione; e le pari opportunità tra i vari operatori economici devono essere assicurate».
Marinella Soldi, l’ad di Discovery Italia, il terzo editore nazionale per ascolti, spiega che il suo gruppo, che non possiede frequenze o antenne ma le affitta da Persidera, sarà probabilmente costretto a pagare un fitto più alto a causa del canone maggiorato imposto all’operatore di rete di proprietà di Telecom Italia Media e del Gruppo L’Espresso. Allo stesso modo l’imprenditore Tarak Ben Ammar, proprietario dell’operatore Prima Tv (mux DFree) che veicola i canali di Mediaset Premium, ha esternato ieri i suoi dubbi. Secondo l’editore tunisino, che spinge per un intervento del sottosegretario Giacomelli, le televisioni nazionali versano allo Stato un superbollo per i diritti amministrativi fissati dal Codice delle Comunicazioni elettroniche. Mentre le tv locali spesso evadono. E propone di ritoccare i diritti (come ha fatto il Garante inglese, l’Ofcom) e in modo da abbassare il canone per tutti e portare risorse fresche.
Ma il Pd, per voce di Vinicio Peluffo, capogruppo del Pd in Commissione di Vigilanza sulla Rai, cerca di stemperare i toni: «L’assenza del congelamento dei canoni delle frequenze tv nel decreto Milleproroghe risponde solo a criteri tecnici e non politici: la bocciatura in Commissione Bilancio dell’emendamento messo a punto dal sottosegretario alle Comunicazioni Giacomelli è puramente tecnica e attiene alle valutazioni del Ministero dell’economia. Il tema – ha assicurato il capogruppo Pd in Vigilanza – non verrà derubricato ma rimandato ad un provvedimento ad hoc, perché è necessario intervenire per una revisione complessiva per i contributi in materia di frequenze tv e mantenere gli impegni presi».
fonte: tvblog