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Petrolio, il mare di Leuca svenduto a 11mila euro l’ann

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    Petrolio, il mare di Leuca svenduto a 11mila euro l’anno

    6 Gennaio 2019



    SANTA MARIA DI LEUCA- Quanto vale il mare di Leuca? Per i salentini e non solo, ha un valore inestimabile quel pezzo di Ionio che bagna “la fine della terra”, Finibusterrae. E invece per lo Stato italiano vale pochissimo, meno delle briciole: 5,16 euro l’anno a km2. I petrolieri americani, autorizzati nei giorni scorsi a cercare oro nero sotto al suo fondale, pagheranno appena 11.471,7 euro all’anno per i 2.223,2 km2 che potranno esplorare, corrispondenti ai tre permessi di ricerca incassati. Sono validi sei anni: fino al 7 dicembre 2024, per un totale di 68.830 euro di canoni annui che verranno pagati in anticipo. Eccoli gli specchi d’acqua che saranno perlustrati: in fucsia, più vicino alle coste calabresi, ci sono i 729,50 km2 dell’istanza d87; in arancione i 744,60 km2 della d89; in rosso i 749,1 km2 della d90. Questi ultimi sono vicinissimi a Leuca, subito dopo il limite di 12 miglia dalla costa tutelato per legge. Ad accaparrarsi il via libera è stata la società Global Med, con sede in Colorado, Stati Uniti (sede legale in 6901 South Pierce Street, Suite 390, Littleton, Colorado 80128, USA, domiciliata in Italia presso lo Studio Legale Turco, Viale Gioacchino Rossini 9, 00198 Roma). Aveva presentato le istanze per i permessi nel dicembre 2013 e tutto l’iter, di cui diede notizia in anteprima Telerama, venne avviato nell’ottobre dell’anno successivo. Sono stati anni di opposizione istituzionale ma anche popolare. Hanno, di fatto, contato poco. La conferenza dei servizi si è tenuta il 7 novembre 2016 per tutte e tre le istanze. In quello stesso mese, il Ministero dello Sviluppo economico ha espresso il suo parere positivo. Il 26 settembre 2017, l’allora ministro dell’Ambiente, di concerto con il ministro dei Beni culturali, ha riconosciuto poi la compatibilità ambientale dei progetti, consistenti in una prima fase nell’effettuazione di una indagine geofisica 2D: in sostanza, con spari di aria compressa (tecnica air gun) sul fondale si cercherà di capire se nel sottosuolo ci sono riserve di petrolio e di quale portata. Il 31 dicembre scorso, sul bollettino ufficiale di settore, è stato pubblicato il decreto del 7 dicembre 2018 con il quale il direttore generale per la Sicurezza dell’approvvigionamento e le infrastrutture energetiche del Ministero dello Sviluppo Economico ha conferito il permesso. Dopo le polemiche, oggi il sottosegretario allo stesso Ministero, il pentastellato Crippa, ha annunciato che quel permesso verrà bloccato con apposito emendamento inserito nel decreto semplificazioni. Al momento, però, Global Med dovrà acquisire solo i nulla osta mancanti, perché, al netto di un intervento politico, la strada è tutta in discesa. Non significa che potrà perforare ed estrarre petrolio: questa è un’altra procedura, che sarà eventualmente avviata solo se i giacimenti risulteranno appetibili. Su questo, però, gli americani hanno pochi dubbi: nel Golfo di Taranto si ritiene ci sia il prolungamento delle riserve da cui già si estrae petrolio in Basilicata.
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