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Le tariffe cellulari da 28 giorni bocciate dal Garante

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  • Le tariffe cellulari da 28 giorni bocciate dal Garante

    Scende in campo anche l’Agcom, che segnala all’Antitrust la novità di Tim, Wind e Vodafone: il passaggio a canoni che scattano ogni quattro settimane invece che una volta al mese. “I costi aumentano del 7%”, dice la stessa Autorità

    Non ci sono più solo il M5S e le associazioni consumatori a guardare con sospetto alla nuova formula tariffaria- adottata da tutti gli operatori mobili eccetto 3 Italia, sulle offerte ricaricabili- basata su addebiti ogni 28 giorni. Adesso anche l’Autorità Garante delle Comunicazioni ci vede poco chiaro e infatti ha chiamato in causa l’Antitrust.

    Il sospetto- nemmeno tanto implicito nelle parole dell’Autorità- è che gli operatori abbiano deciso in massa, negli stessi giorni, di passare a un addebito quadri-settimanale per fare pagare agli utenti il 7 per cento di costi in più. Un rincaro mascherato, insomma, proprio come denunciato dalle associazioni (Altroconsumo, Federconsumatori tra le altre) e dal M5S in Commissione Trasporti. Va detto comunque che prima di tutti a denunciare la questione sono stati i giornali (che a quanto pare, per quanto ne dica Grillo, continuano ancora a servire a qualcosa).

    Probabilmente ormai i nostri lettori sono già alle prese con il problema.

    Forse perché hanno provato a cambiare operatore e hanno scoperto che ormai tutte le offerte (eccetto quelle di 3 Italia) hanno canoni quadri-settimanali. Prima erano 20 euro al mese (per esempio)? Adesso sono 20 euro ogni 28 giorni. Si perdono due-tre giorni al mese (eccetto a febbraio) e quindi è come se il canone fosse il 7 per cento più pesante. Oppure equivale a pagare 13 canoni in un anno. Gli operatori si sono regalati una tredicesima.

    A maggior ragione saranno sul chi vive gli utenti di Tim. Questo infatti è il solo operatore a voler applicare la novità anche sui precedenti sottoscrittori: dal 2 agosto (se stiamo con un altro operatore, invece, perdiamo la tariffa mensile solo se cambiamo).

    Agcom può intervenire direttamente solo su quest’ultima pratica e anche solo in modo light: ha ritenuto- con una delibera di ieri- che Tim non avesse avvisato in modo completo e corretto gli utenti sulla novità del 2 agosto. Allora chiede a Tim di concedere loro 60 giorni di diritto di recesso gratuito a partire da una nuova corretta informazione. Ma forse la cosa più importante è un altra, anche se al momento solo formale: ha segnalato all’Antitrust, “per gli accertamenti di competenza”, questa nuovo modello tariffario di Tim, Wind e Vodafone. Il motivo è espresso in modo un po’ burocratico (in una nota di ieri), com’è consueto. Niente paura: poi mettiamo la “traduzione”. Agcom allora scrive di aver segnalato all’Antitrust “gli effetti sulla concorrenza derivanti dalla concomitanza delle politiche tariffarie delineate e in particolare gli effetti restrittivi sugli utenti di ricaricabili che in pochi mesi hanno visto drasticamente ridursi la possibilità di reperire sul mercato offerte di rinnovo automatico della tariffazione alternative a quella ogni 28 giorni”. Interessante anche che Agcom scriva: “sul piano economico, l’effetto della nuova modalità di tariffazione implica un aumento medio annuo della spesa di circa il 7 per cento”. Riconosce insomma il rincaro oggettivo.

    Le parole di sopra significano questo: è notevole che tutti gli operatori eccetto 3 Italia abbiamo fatto scattare la novità negli stessi mesi; l’effetto pratico è che- in barba al concetto di libera concorrenza che dovrebbe tutelare le alternative per l’utente- ora le possibilità di avere una offerta ricaricabile mensile sono molto ridotta. L’utente può passare a un abbonamento, a 3 Italia oppure- se ha Wind e Vodafone- mantenersi stretta la propria attuale offerta.

    Può forse sembrare poca cosa. Ma ogni restrizione di alternative, in un mercato in teoria molto concorrenziale come quello del mobile, è piuttosto emblematica della situazione. Potrebbe essere un primo segnale di un quadro mutato, che potrebbe dare altri frutti- poco graditi agli utenti- nei prossimi mesi.

    Altro indizio: per la prima volta nella storia della telefonia, nel primo trimestre 2015 i prezzi sono aumentati. Lo dice l’ultima relazione annuale Agcom. Gli operatori hanno smesso da tempo la guerra dei prezzi- dovendo fare i conti con ricavi e profitti in caduta libera da sette anni. E forse adesso escogitano anche modi per rincarare in modo invisibile i canoni: è questo il sospetto della stessa Agcom. L’Antitrust dovrà verificare che sia corretta la contemporaneità delle iniziative da parte di tutti gli operatori. In altre parole, equivale a scoprire la pistola fumante di un mercato non più ultra concorrenziale come un tempo. L’annuncio del matrimonio tra Wind e H3G è previsto per la prossima settimana (da Bloomberg) e quindi ci ritroveremo presto con meno concorrenza (tre operatori mobili invece di quattro).

    Non è detto che sia di per sé un male, se con questo gli operatori avranno più risorse da investire nel 4G (e in futuro nel 5G). L’abbiamo già detto per la fusione Tiscali-Aria. Ma inizia comunque una fase delicatissima in cui le autorità dovranno vigilare molto per sventare i rischi associati a una riduzione di concorrenza.

    Ecco perché le tariffe quadri-settimanali sono il tassello di un problema ben più ampio e complesso. E così si spiega la presa di posizione di Agcom. Che sembra non aver tenuto in grande considerazione le motivazioni addotte dagli operatori per il cambio tariffario. Cioè che questa sarebbe una semplificazione a vantaggio della trasparenza tariffaria e degli stessi utenti (adesso gli addebiti scattano sempre lo stesso giorno della settimana). Hanno fatto anche notare che alcune tariffe hanno ricevuto un aumento del traffico incluso (altre no, però, quindi sono rincarate tout court). Adesso non ci resta che aspettare la risposta dell’Antitrust.

    fonte:wired.it



    ENTRA IN TIM.....CHE POI CI PENSERANNO LORO AD ENTRARE IN TE.
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